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THE LITTLE MERMAID

  • Immagine del redattore: L'Aculeo
    L'Aculeo
  • 18 giu 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Dopo quasi quattro anni di speculazioni, critiche sulla scelta della protagonista, della svolta troppo politically correct della Disney, sul perché i live actions non sono mai una buona idea... Finalmente il Ventiquattro Maggio scorso è approdato nei cinema "La sirenetta" e ha (sorprendentemente?) superato i duecento milioni di incassi globali, conquistando pubblico e critica. Io l'ho guardato con un ritardo di quasi un mese, pur avendolo atteso con gran trepidazione. Sì, perché questo film d'animazione occupa un ruolo speciale nel mio cuore, ricordo tutto della prima volta che ho avuto tra le mani la VHS con quella sirena dai capelli rosso fuoco in copertina e conosco a memoria tutte le canzoni; probabilmente è perché, crescendo, non ho avuto intorno a me e non ho visto tante persone che avessero i capelli rossi come me, anche in televisione nei primi duemila non erano proprio così comuni, ma anche perché "La sirenetta" è in fin dei conti la storia di chi si sente un pesce, o una sirena in questo caso, fuor d'acqua. È il racconto di una ragazza che sente di non somigliare al resto della sua famiglia, della sua comunità ed è anche la storia di chi sfida le credenze popolari, di chi sa guardare oltre, di chi mette in discussione persino le parole del proprio padre perché vuole conoscere il mondo e verificare personalmente. Ecco, è difficile in genere superare l'originale quando così ben fatto e ben noto, eppure credo che questa nuova versione ci sia riuscita. Non appena mi sono accomodata sulla tanto amata poltroncina rossa del cinema, mi sono sentita davvero in fondo al mar. E tralasciando la qualità delle immagini, la bellezza della nostra Sardegna, la meraviglia dei fondali marini che tanto rispetto meriterebbero di questi tempi, credo che il punto forte di questo live action sia la bravura della protagonista Halle Bailey che è stata perfetta e quelle piccole modifiche apportate all'originale di cui sentivamo la necessità : il principe Eric non è solo un nobile di bell'aspetto,è un ragazzo che ama l'avventura, che è assetato di sapere e la stessa Ariel non vuole andare sulla terra solo per amore di un uomo, ma per amore della terra stessa, per viaggiare, esplorare nuovi mondi e l'amore tra i due è il giusto coronamento di passioni comuni, più umano che favolistico in effetti. Un plauso a Melissa Mccarthy che nel ruolo di Ursula è divina, con quei tentacoli fosforescenti poi e quella voce è una goduria per occhi e orecchie e anche Javier Bardem nel ruolo di re Tritone fa sicuramente la sua gran figura.

L'avversione riscontrata negli anni scorsi verso la scelta di una sirenetta con la pelle scura dice ancora molto sul nostro grado di evoluzione come esseri umani ma abbiamo il dovere di riscrivere le storie affinché chiunque possa riconoscersi in esse perché Ariel non è soltanto la rossa principessa della Disney ma soprattutto un simbolo di unione fra terra e oceano, di lotta per l'affermazione di sé e della propria unicità, di sfida allo status quo e di meraviglia davanti a ciò che il mondo umano ha da offrire,la stessa meraviglia che ho provato io due giorni fa davanti all'enorme schermo del cinema della mia città e che hanno provato le bambine di tutto il mondo le quali hanno il diritto di specchiarsi e ritrovarsi nelle proprie eroine, di vedersi proprio lì dove prima mai nessuno si era sognato di farle stare.


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