Se sono rose...
- L'Aculeo
- 14 feb 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Se fossimo nell'antica Roma, in questi giorni saremmo immersi nei festeggiamenti dei Lupercalia, dediti a celebrare la fertilità. Ma siamo nel 2022, di secoli ne sono passati giusto un po', e oggi, come ogni anno, si festeggia San Valentino.

Il 14 febbraio rappresenta sempre una data differente e controversa, che divide la massa in due grandi categorie: chi ama San Valentino e chi, invece, lo odia. Fin qui tutto bene, ma non possiamo esimerci dal notare che, qualunque sia l'opinione altrui su questo giorno tanto dibattuto, sembra proprio che nessuno possa fare a meno di esprimerla. Insomma, San Valentino, delle volte, più che la festa degli innamorati sembra essere la festa dell'apparenza, divisa tra chi sfoggia il proprio amore e chi il proprio disgusto per i vari festeggiamenti.
Ed è qui che mi chiedo, perché? Cosa si nasconde dietro questa violenta dicotomia senza alcuna scala di grigi in mezzo?

Chi ama, a patto che ami per davvero, avverte spesso la necessità di mostrarlo, di urlarlo al mondo attraverso i mezzi a propria disposizione; e quale mezzo migliore, oggi, dei social. Sì, le nostre home di Instagram saranno cosparse di rose, cuori e delizie al cioccolato - anche noi de l'Aculeo oggi ci stiamo mettendo lo zampino - tutti gesti che finiscono col diventare uno stucchevole cliché. E se da un lato, nel mio piccolo, mi faccio portavoce dell'idea che quanto più una cosa è silente tanto più ha valore (che sia un gesto di amore o una forma di dolore) dall'altro mi dico che non ci deve importare. Mi sembra che si sia troppo intenti e attenti a giudicare il modo in cui gli altri vivono le proprie relazioni, poste sicuramente sotto l'occhio dei riflettori, ma comunque appartenenti agli altri, al loro "giudizio" e non al nostro. Non sta a noi giudicare se quel gesto sia veritiero o meno e non sta a noi condannarne la manifestazione, perché non è la nostra storia d'amore. Cosa ci sia dietro l'esternazione che a volte sfocia nell'ostentazione, non è dato saperlo. Talvolta, tristemente, è solo uno specchio di una realtà immaginata o tanto desiderata da crederla vera, altre, invece, è una verità talmente bella che chi la vive sente anche di dover condividere.
Se dovessi prendere una posizione a riguardo, molto probabilmente mi collocherei nel girone degli ignavi, in perfetto tema dantesco. Non saprei schierarmi tra le due fazioni tanto dibattute, tra chi difende questa festa con una forte fede romantica e chi demonizza un evento che si rivela essere un mero effetto della globalizzazione.
Mi preoccuperei, piuttosto, di capire cosa ci aspettiamo dall'amore oggi. Cosa vogliamo dalle relazioni, cosa cerchiamo nell'altro e cosa ci spinge a studiare quelle altrui con occhio clinico. Visti dall'esterno siamo tutti un po' medici delle vite degli altri, pronti a sviscerare sul tavolo operatorio la fenomenologia delle relazioni che ci stanno attorno. Forse per non gettare uno sguardo sulle nostre, su quelle passate e su quelle attuali, forse per evitare di fare chiarezza con noi stessi e di affrontare quelle domande che ci fanno rabbrividire.
Forse perché è più semplice. Già, credo sia nettamente più semplice distogliere lo sguardo dalla propria immagine e preoccuparsi di quella degli altri, analizzare gli altri casi clinici per essere preparati qualora dovessimo diventare anche noi pazienti di quel reparto, senza preoccuparsi delle nostre ferite grondanti.
Ma è con un augurio che voglio chiudere questa breve, spero intensa, riflessione su questo 14 febbraio.
Qualunque sia il valore che darete a questo giorno, cercate sempre di amarvi prima di amare. Datevi lo spazio anche per l'odio, per il dolore, per i sentimenti che spesso si rifuggono ma che sono solo l'altra faccia di quell'amore che spesso rincorriamo.
Che sia la festa dell'amore, più che quella degli innamorati, l'amore verso se stessi e poi, chissà, per qualcuno che abbiamo vicino.
Se lo accettate, Buon San Valentino

Manuela
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