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Recensione a caldo, senza trucco e senza inganno: Le nebbie di Avalon.

  • Immagine del redattore: L'Aculeo
    L'Aculeo
  • 25 gen 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Dopo le innumerevoli fronti contratte dal disappunto per non poter caricare dieci minuti di sano video commento trash sui social, beccatevi questa umile recensione scritta tutta d’un fiato. Il libro in questione si vende da solo, un po' per la copertina, un po' per la bravura dell’autrice di aver scritto il prologo in prima persona con la voce di Morgana. Tutti si aspetterebbero un romanzo dal suo punto di vista dove si assiste alla sua crescita fino a diventare Sacerdotessa di Avalon in un medioevo a metà tra la corte di Camelot e quella dell’Isola Sacra, nascosta ai mortali dalle suddette nebbie.

Diciamocelo: Morgana per me è sempre stata un po' Eva Green, una versione femminile di Loki coi suoi lunghissimi capelli neri, gli occhi di ghiaccio e quei sognanti abiti di velluto verde brillante e di qui si spiegano le mie aspettative altissime. Non solo sappiamo poco della sua crescita e del suo mondo, ma addirittura perde e riacquista il suo potere “la Vista” almeno tre, quattro volte, escamotage forse per renderla più umana (?) per niente funzionale che rende la lettura molto lenta. E’ poco credibile che una creatura dalle sue abilità possa perdersi nei boschi e sparire letteralmente per 5 anni senza che nessuno la vada a cercare, per poi farla ricomparire come fosse sotto effetto di oppiacei. Non apro il capitolo inciuci perchè c’è solo una queen a questo proposito, tuttavia anche Morgana perde un pò la testa per chi capita, lasciandosi sfuggire il vero amore.


Trama e altri personaggi. Ebbene... se nel primo capitolo assistiamo alla nascita del nucleo famigliare composto da Morgana, suo fratello Artù, sua madre Igraine e il marito e re Uter Pendagron, nel secondo assistiamo già al legame vincolante e incestuoso tra i due fratelli ossia le Nozze Sacre. Artù che sarebbe potuto essere coprotagonista non viene menzionato in altri modi se non come un abile condottiero biondissimo e amatissimo da tutti. Non ha uno spessore come personaggio e quasi mai ha voce in capitolo, soprattutto quando dovrebbe.

A tal proposito arriviamo al succo del mio disappunto ossia i veri protagonisti del romanzo nonchè odiatissimi la regina Ginevra e Sir Lancillotto.

Ginevra è una ragazzina cresciuta in un monastero data in sposa ad Artù, fortemente credente della fede cristiana lo convince che sia l’unica valida religione che possa esistere, fomentando così una guerra con i druidi e il popolo di Avalon. Artù è incoerente pur avendo giurato di essere fedele ad Avalon in cambio di protezione magica, se ne infischia completamente per poi fare gli occhi dolci sperando di non scatenare l’ira di Morgana. Lancillotto è l’uomo desiderato praticamente da tutti, un abile cavaliere, compagno, fratello e fedelissimo del re, ma ricambia l’amore di Ginevra.

Assistiamo a lagnose scenette tra i due senza avere tregua, nel senso che veramente non li sopporta nessuno (che almeno se ne andassero via per sempre!).

Il culmine del trash nonchè la parte in cui più ho riso è il threesome durante il quale Lancillotto sembra essere più attratto da Artù che da Ginevra, e non finisce qui. Bisognerà arrivare a fine libro quando i due amanti scapperanno via insieme e vivranno finalmente il loro amore per… ah no, Ginevra si chiude in un monastero perchè capisce che l’amore di Lancillotto per Artù è più intenso. Beautiful 2.0

Ma io mi chiedo: se doveva finire così tra quei due, non era più saggio/furbo/interessante dare più spazio agli altri personaggi e lasciare Gin e Lanci come una piccola parentesi? Merlino comparso sì e no tre volte. Nulla veniamo a sapere nemmeno del popolo fatato.

Un altro appunto... nella vita medioevale non ci sono solo inciuci, tra l’altro forzatissimi. Non si può neanche definire un romanzo storico sebbene non manchino battaglie e tentativi di piazzare il Graal per dare un quid in più. Al netto di tutto è un libro leggero che tiene compagnia coi suoi mille personaggi, ricco di dialoghi e di descrizioni ma che a me personalmente ha annoiato e deluso. Bastava intitolarlo “Elogio a Lancillotto e altri amori ridicoli”, per lo meno non sarebbe stato venduto per qualcosa che non è, perché ripeto, non è un libro su Morgana.

Per i fan come me di Merlin, che dite forse è il caso di un rewatch per scacciare via un po' di nebbie?


Silvana

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