Le corde mentali
- L'Aculeo
- 3 nov 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Quando inizi a fare psicoterapia, uno degli incontri iniziali serve a capire quali sono gli schemi mentali attivi nella tua mente che sono ciò che io ho ribattezzato “i miei labirinti” perchè altro non sono che questo, labirinti entro i quali il tuo pensiero continua a girare ancora e ancora e ancora ,pensando che non esista una via d’uscita, credendo che non ci sia un’altra strada.

Ecco, uno dei miei, insieme ad un pessimismo che Leopardi spostati proprio e ad altri che non starò qui ad elencarvi, è l’auto-sacrificio.
Sono sempre stata una bambina con “l’ansia” del dover fare i compiti il prima possibile altrimenti ci avrei pensato tutto il pomeriggio, quando frequentavo il liceo iniziavo a studiare alle due del pomeriggio per riuscire a fare tutto subito e solo in questo modo potermi poi ritagliare del tempo per i miei amici, le riunioni extrascolastiche e tutto ciò a cui volevo dedicarmi. E fino ad allora tutto, in qualche maniera, funzionava finché non è stato più così.
A un certo punto un congegno di questa macchina ben oliata ha smesso di funzionare, sovraccarico di lavoro, si è frantumato ma la mente ha continuato a perdersi nel suo solito labirinto, perché è ciò che le è più familiare, più confortevole.
Perché mai avrebbe dovuto smettere di far così?!
Perciò, per anni, non so dirvi se consciamente o meno, questo senso di colpa costante che, sono certa, molti di voi sperimentano o hanno sperimentato nel corso della vita, ha continuato a strisciare in me, dapprima annidandosi in qualche parte del mio sistema cerebrale, latente, per poi reclamare sempre più la sua esistenza, richiamando continuamente l'attenzione su di sé, forza viva e vitale, flagello pronto a sferzare i suoi attacchi al momento del "bisogno".
Ed ecco che ti ritrovi a rinunciare a quel corso di scrittura al quale tenevi tanto perché lo sferzare delle corde dentro di te ti ricorda che perderesti troppe ore a settimana. Il concerto del tuo cantante preferito? Troppo distante, chi può permettersi di sprecare così tanto tempo? Non certo tu.

Arrivi persino a declinare un semplice invito a prendere un caffè con un'amica, perché pare che ogni ora sia preziosa, sì, ma per cosa?! Nel tuo caso solo per studiare e basta.
Ti riduci un po' ad esser l'ombra di ciò che eri perché il tuo flagellatore ti insegna che si deve far così e, poiché il self-sacrifice va a braccetto col timore per il giudizio degli altri, dici a te stesso che così va bene, così non sarai nemmeno costretto a rispondere alle domande sempre più insistenti degli altri.
I colpi di frusta della tua mente si infrangono contro pelle cicatriziale, crosta su crosta, tanto che non li senti nemmeno più fino a che non arriva il punto di non ritorno, fino a che non scocca l'ora della verità.
Il momento in cui la pelle si lacera e il sangue sgorga così impetuoso che non puoi ignorarlo perché così simile all'impeto dell'oceano in tempesta che sentivi dentro da un po' ma a cui non sapevi dare una ragione.

Ecco, per me il momento della verità è scoccato quando ho deciso di darmi nuovamente una possibilità, quando ho deciso di riavvicinarmi alla scrittura anche se non Me ne sentivo né degna né capace, quando ho iniziato ad evitare meno le cose che ricordavo mi erano sempre piaciute, quando ho schiuso i miei dolori e le mie pene a qualcun altro, quando, a una settimana da un esame importante, ho deciso di prendermi tre giorni e partire, mandando al diavolo il mio "carnefice" e cambiando le carte in tavola.
Sapete, in biologia i flagelli sono delle estroflessioni che le cellule possono adoperare per muoversi, cosa che io sentivo di non aver più fatto per anni e anni,quindi ho cambiato punto di vista e ho scambiato il mio flagello con quest'altro, insegnando alla mia mente un nuovo percorso per arrivare alla meta, un nuovo modo di reagire, un nuovo schema mentale.
Viviamo in un mondo dentro il quale contano più le scadenze che le emozioni, in cui il tempo "giusto" sembra essere assoluto e non relativo, in cui alla società della colpa e della vergogna si è sommata quella della performance, per cui conta solo ciò che mostri e non ciò che c'è all'interno e quindi é molto difficile affermare, o riaffermare, se stessi, ma ciò non significa che non si possa.
Scriveva il poeta Miklós Radnóti:"Sono diventato intero e completo, come un fragoroso nubifragio estivo" e credo sia quello che vorrei diventare anche io, intera ma non in una condizione di stasi, completa ma non finita, bensì in divenire.
Simona
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