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La libertà in poche parole

  • Immagine del redattore: L'Aculeo
    L'Aculeo
  • 15 set 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 23 set 2021

una Spina di Emma


Quando l' Aculeo mi ha proposto, ormai un bel po’ di tempo fa, di scrivere qualcosa per il suo nuovo progetto, ho cominciato a procrastinare. E mentre procrastinavo, ho pensato di scrivere qualcosa sulla procrastinazione. “Ma io non sono una procrastinatrice!” mi sono detta. Anzi, di solito mi piace portare a termine ciò che faccio il prima possibile, dunque no, il tema procrastinazione non funziona. “Di che parlo?” ho cominciato a pensare. Come mai quando ho voglia di scrivere le parole escono come lava dalle mie dita e si depositano sulla tastiera, e invece quando qualcuno mi dà carta bianca inizio a pensare alla moltitudine di argomenti di cui potrei parlare ma che alla fine forse no, non importa a nessuno, no, non è abbastanza interessante, non in trend, che poi chi se ne frega dei trend, uno parla di quello di cui vuole parlare senza pensarci tipo adesso io nemmeno sto mettendo la punteggiatura vengo trasportata dalle parole e che ne so, per lo meno sto scrivendo, è un argomento questo?


Ecco insomma, di solito mi capita di fare così. Di dare libertà ai miei pensieri tramite la scrittura, di dare loro una forma, un’intenzione, una legittimazione. Vi capita di avere così tante lettere accavallate nella testa che l’unico modo per comprenderle con una certa logica (o mancanza di logica, come in questo caso) sia imprimerle su carta, per sempre, sminuendole anche un po’ e considerandole forse anche un po’ folli, sceme, chissà se vere, ma poi quando le rileggete a distanza di tempo, ecco sì sono diventate importanti, perché vi fanno pensare a quel periodo esatto della vostra vita, e sì sto andando di nuovo a ruota libera ma tanto posso usare questo foglio bianco come voglio e allora chi se ne frega, quando mi capiterà di nuovo di avere davanti un foglio bianco da utilizzare senza regole e senza criterio?


La libertà delle parole. Di questo e di tanto altro mi piacerebbe parlare. Della libertà non solo delle parole ma anche delle righe. Quando si dice “leggere tra le righe”. Dare una propria interpretazione a ciò che si legge, ciò che si ascolta, con una certa libertà, senza rigore. E invece a quante frasi bisogna stare attenti, quante sono le cose che non si possono dire, perché non sia mai, specialmente ora che tutti hanno voglia di parlare parlare parlare anche quando non c’è niente da dire, come in questo caso, ma che importa a me va di scrivere, e se voi siete arrivati a questo punto forse vi va ancora di leggere! Ah che bello, che soddisfazione se siete ancora qui a leggere parole allineate una accanto all’altra, libere e leggére. Leggere parole leggere. A voi l’interpretazione.


In ogni caso dicevo, quante parole si scrivono ultimamente. Messaggi, commenti, post, articoli, lettere? Si inviano ancora le lettere? Non lo so anche se mi piacerebbe saperlo. E quante volte cancelliamo e non inviamo, per paura di esprimere concetti sbagliati, di essere giudicati, giudicati da chi, forse da noi stessi, o da chi non ci risponde, o da chi ci risponde sempre, o da chi ci fraintende. Quante volte invece scriviamo parole offensive, pesanti, per nulla leggére, difficili da lèggere, da digerire. Come si fanno a digerire parole che vengono sputate con rabbia e frustrazione, che feriscono chi le legge, che arrivano come pugni nello stomaco, come lame nel cuore, feriscono e non curano.


Non della libertà delle parole, ma della potenza delle parole, delle parole che feriscono e che non curano. Di questo mi piacerebbe parlare, forse ne ho già parlato, ma non sarà mai abbastanza. Diremo sempre troppo eppure non sarà mai abbastanza, perché di quel troppo si comprende troppo poco, e dunque? Dunque restiamo sempre qui.

Vorrei trovare un finale a questo flusso di coscienza, una parte di me vorrebbe lasciarlo a metà ma ho detto che mi piace portare a termine ciò che faccio quindi per non contraddirmi completerò questa frase con un punto fermo, e se siete arrivati fin qui, beh, grazie per aver dato un senso a queste parole.

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